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Il segmento testuale Il F è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 10Entità Multimediali , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 444

Brano: Fronte della Gioventù

risentimento per il fatto che da qualche parte veniva messa in dubbio la sua piena adesione al Fronte.

« L’adesione del nostro partito — scrissero i liberali — non deve secondo noi formare oggetto di discussione, in quanto esso collabora pienamente a parità di diritti e di doveri nel Comitato centrale di liberazione».

Ma dopo la Liberazione i liberali furono i primi, seguiti dai democristiani, a ritirarsi dal Fronte e a chiederne lo scioglimento.

Il Fronte pubblicò a Milano un periodico, intitolato Fronte della Gioventù. Di formato cm 24 x 34, ne uscirono 5 numeri nel 1944 e 2 nel

1945. Altri fogli con lo stesso tito

lo furono pubblicati a Domodossola (durante la « Repubblica dell’Ossola ») e in varie « zone libere », in Piemonte, in Liguria, in Emilia e nel Friuli.

Nel febbraio 1945, quando Eugenio Curiel cadde ucciso dai fascisti, un coraggioso sacerdote attorniato da gruppi del Fronte celebrò nella chiesa milanese di S. Carlo una messa di suffragio; a Roma, tutti i movimenti giovanili antifascisti si incontrarono per rivolgere [...]

[...]onavano il

F.d.G. che cessava così rapidamente di esistere: esso aveva assolto a una funzione assai positiva in una determinata situazione storica, ma si rivelò inadeguato come forza e struttura alla nuova situazione creatasi dopo la Liberazione. E tuttavia lasciò profonde tracce in numerosi giovani che, nella vita del Fronte, poterono cogliere l’esperienza essenziale: il principio dell’unità.

P.Se.

F.d.G. e giovani comunisti

« [...] Il Fronte della Gioventù venne dunque costituito nel novembre scorso, un anno fa, ma rimase inizialmente un centro di iniziativa composto quasi esclusivamente di giovani comunisti. Infatti al nostro appello i giovani degli altri partiti rimasero piuttosto sordi. L’impronta politica e organizzativa del F.d.G. fu fin dal primo giorno unitaria per* l'impostazione nazionale* della

lotta, per l’adesione alla base di gruppi giovanili di altre correnti politiche e specialmente per il largo reclutamento tra i giovani senza partito, ma alla direzione del movimento non vollero partecipare altri giovani c[...]

[...]iti rimasero piuttosto sordi. L’impronta politica e organizzativa del F.d.G. fu fin dal primo giorno unitaria per* l'impostazione nazionale* della

lotta, per l’adesione alla base di gruppi giovanili di altre correnti politiche e specialmente per il largo reclutamento tra i giovani senza partito, ma alla direzione del movimento non vollero partecipare altri giovani che non fossero comunisti. E la esperienza iniziale, la battaglia per affermare il F.d.G. come organismo unitario delle masse giovanili, come organismo combattente sul fronte della liberazione, fu una battaglia che conducemmo da soli, noi giovani comunisti.

[...] Oggi noi possiamo misurare con qualche soddisfazione il cammino percorso e i risultati ottenuti. Il F.d.G. può affermare di aver dato un contributo essenziale alla resistenza delle masse giovanili contro le leve forzate della ” repubblica ”, un contributo essenziale al rafforzamento delle file partigiane. il F.d.G. non si è limitato ad inviare i giovani nelle formazioni partigiane, ma ha iniziato, per primo, l’organizzazione in massa di squadre armate di città e di pianura.

[...] Nella lotta l'organizzazione del F.d.G. si è estesa e consolidata. Noi contiamo oggi a decine di migliaia i giovani che combattono sul fronte della liberazione. Secondo le cifre incomplete sin’ora raccolte, escludendo quelli che militano nelle formazioni partigiane di montagna, sono almeno 15 mila gli attivisti del F.d.G. nell'Italia occupata.

[...] All'influenza acquistata dal F.d.G., ai successi politici e organizz[...]

[...]polistiche, quando noi — al di là di ogni considerazione di influenza — abbiamo invitato gli altri partiti ad una partecipazione paritetica agli organismi provvisori di direzione. Provvisori perché pensiamo che soltanto attraverso la consultazione democratica della nostra gioventù, potremo dare al F.d.G. una direzione che veramente risponda agli interessi e alle aspirazioni delle masse giovanili.

[...] Ora si tratta di allargare politicamente il F.d.G.. Il che significa innanzi tutto rafforzare i legami particolari che ci stringono ai giovani socialisti [...]; allargare politicamentè il Fronte significa stabilire delle intese di lavoro con i giovani del Partito d’Azione, ai quali ci lega una collaborazione particolarmente attiva nel campo studentesco e universitario [...]; allargare politicamente il Fronte significa richiedere e conso

lidare la collaborazione con i giovani cattolici e con i giovani della Democrazia Cristiana; significa prendere contatti con i giovani liberali, con i giovani capaci e intelligenti di ogni tendenza politica e religiosa.

[...] L’entusiasmo dei nostri giovani migliori, la coscienza di essere stati spesso i promotori della lotta armata nelle città e nelle campagne aveva determinato nelle nostre file una diffusa tendenza a concepire come attività non solo essenziale, ma addirittura esclusiva la lotta armata di gruppi di élite. Le formazioni armate del Front[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 56

Brano: America Latina

tuito il Fronte Unito Rivoluzionario, che diede vita alle Forze Armate Ribelli (F.A.R.), cui aderirono il P.

G.I., il M13 é il Movimento 12 aprile, un'organizzazione studentesca rivoluzionaria. Nel 1964 il M13, divenuto nel frattempo MR13, uscì dalle F.A.R. per divergenze strategiche con il P.G.T. circa gli obiettivi finali della lotta: il MR13 indicava infatti come obiettivo finale il socialismo; mentre il P.G.T. poneva obiettivi democraticonazionali, volti a far convergere nella lotta contro sa dittatura e la dominazione degli ij.S.A. il più vasto schieramento popolare. Attualmente le divergenze to[...]

[...]trategiche con il P.G.T. circa gli obiettivi finali della lotta: il MR13 indicava infatti come obiettivo finale il socialismo; mentre il P.G.T. poneva obiettivi democraticonazionali, volti a far convergere nella lotta contro sa dittatura e la dominazione degli ij.S.A. il più vasto schieramento popolare. Attualmente le divergenze tono state messe in disparte e le F.A.R. hanno ritrovato la loro originaria unità.

Venezuela

Nel Venezuela opera il Fronte di Liberazione Nazionale (F.L.N.) più noto, per la risonanza che hanno avuto nel mondo le vicende venezuelane. Con la cacciata del dittatore Jimenez, avvenuta nel 1958, si era costituito a Caracas un governo di concentrazione nazionale, con un programma democratico avanzato e chiari obiettivi antimperialisti, diretto da Betancourt, leader del partito Azione Democratica (A.D.), Ma nel giro di qualche mese l’A.D., cedendo alla pressione degli U.S.A., abbandonò il suo programma di nazionalizzazione delle compagnie petrolifere e iniziò un’azione repressiva nei confronti dei movimento popolar[...]

[...]A.D.), Ma nel giro di qualche mese l’A.D., cedendo alla pressione degli U.S.A., abbandonò il suo programma di nazionalizzazione delle compagnie petrolifere e iniziò un’azione repressiva nei confronti dei movimento popolare, culminata nei massacri di operai nell’agosto 1959. Nel 1960 l'ala sinistra dell’A.D. si scisse, dando vita al Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (M.I.R.) e promuovendo la lotta armata. Dopo esperienze alterne si costituì il F.L.N. cui aderirono, oltre al M.I.R., il Partito Comunista Venezuelano, gruppi studenteschi e alcune organizzazioni sindacali. Caratteristica del F. L.N. fu quella di non isolare la lotta armata dal lavoro di mobilitazione delle masse nelle città. Grazie a questo collegamento il F.L.N. può contare sull’appoggio di partiti legali, quali VUnione Repubblicana Democratica (U.D.R.) e VA.D.Opposizione, una nuova frazione di sinistra dell’A.D.. Il F.L.N. ha un esercito di

2.500 combattenti e si batte per un programma, i cui obiettivi sono « un governo rivoluzionario di unità nazionale » e la liberazione economica del; paese, che ha come perno la nazionalizzazione delle risorse petrolifere, oggi interamente in mano agli U.S.A..

Colombia

In Colombia la lotta armata di libe

razione nazionale ha conseguito alcuni risultati tipici della guerra partigiana: grazie al vasto appoggio delle masse contadine, essa ha portato alla costituzione di « zone libere », costituitesi in repubbliche autonome, quali quelle di Marquetalia, El Pato, [...]

[...]esistono anche in Paraguay, ad Haiti, e nel Nicaragua, ma il loro peso nella vita dei rispettivi paesi risulta irrilevante. Gruppi di guerriglieri sorti in Bolivia sono stati duramente attaccati da forze governative, cui si deve la cattura e l’uccisione del comandante Che Guevara (v.).

Una considerazione a parte merita

la Repubblica di Santo Domingo, in cui gli U.S.A. sono intervenuti in modo diretto, nel 1965, con uno sbarco militare. Qui il fronte di liberazione nazionale è sorto a ridosso dell'intervento imperialista e il Movimento costituzionalista del colonnello Caamano ha unito i gruppi socialdemocratici, sociaìcristiani, castristi e dei due partiti comunisti esistenti. Dopo l’inizio del governo provvisorio, a seguito della vittoria del candidato Belanguer, sostenuto dagli U.S.A. nelle elezioni del giugno 1966, il fronte si è di nuovo diviso. Un ampio dibattito, condotto recentemente tra le forze rivoluzionarie latinoamericane e in seno al movimento operaio, ha rilevato come in realtà le condizioni economicosociali, le posizioni delle oligarchie dominanti e la politica degli U.S.A. abbiano determinato, in tutto il continente latinoamericano, condizioni oggettive di uno sviluppo della lotta di liberazione nazionale, lasciando « alla maggioranza dei paesi latinoamericani una sola prospettiva reale di sviluppo, cioè la prospettiva della lotta armata ».

il dibattito ha rilevato che a queste condizioni ogg[...]

[...]to giudizio spiega l’enorme rilievo che la rivoluzione cubana ha avuto per tutta la vita del continente e per le sue prospettive di emancipazione, e la larga eco avuta dalla seconda dichiarazione dell’Avana (v.).

R.Le.

Amerio, Secondo

Roatti. N. ad Asti I’ 1.6.1914; operaio. Occupato presso le officine Maina e membro dell’organizzazione comunista clandestina, nel marzo 1943 fu tra gli organizzatori dei famosi scioperi contro la guerra e il fascismo. Dopo l’8.9.1943 fu tra i primi animatori dei gruppi partigiani; partecipò a numerose azioni e divenne vicecommissario politico della IX Divisione Garibaldi « Alarico Imerit ». Membro del Comitato federale della Federazione comunista di Asti dal 1943, dopo la Liberazione divenne segretario di quella Camera provinciale del lavoro, carica che mantenne fino al 1966. Dal 1956 è consigliere comunale della città.

A.M.G.O.T.

Allied Military Government Occu

56



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 143

Brano: [...] di comando (v. Esercito e Resistenza), soprattutto nelle Formazioni Autonome (v.), nelle Fiamme Verdi (v.) e nelle Brigate cattoliche (v.). Le formazioni guidate da questi militari si definivano genericamente “apolitiche”, ma più esattamente erano orientate in senso monarchico o “badogliano”. Ma i più direttamente collegati al governo Badoglio e allo Stato Maggiore monarchico insediatisi a Brindisi furono gli ufficiali che, a Roma, costituirono il Fronte clandestino militare della Resistenza, destinato a svolgere per alcuni mesi un certo ruolo nella Capitale e in altre province dell’Italia centromeridionale.

Costituzione del F.C.M.R.

Iniziatore di questo movimento a Roma fu il colonnello Giuseppe Corderò Lanza di Montezemolo (v.) che, sfuggito alla cattura dei tedeschi nei giorni immediatamente successivi all’8.9.1943, mentre si trovava al ministero della Guerra insieme al conte Calvi di Bergolo (v.), stabilì subito contatti con il maresciallo

Badoglio, ottenendone una specie di investitura. Pochi giorni dopo, Montezemolo riceve[...]

[...]emolo ricevette dall’Italia liberata una radio trasmittente (forse la prima a disposizione delle forze della Resistenza nelle regioni occupate dal nemico) e, con l’arrivo del capitano Fabrizio Vassalli, paracadutato oltre le linee dagli Alleati, ebbe anche il cifrario segreto per comunicare con lo Stato Maggiore residente a Brindisi. Attraverso la radio, il 10 ottobre Montezemolo venne ufficialmente incaricato, dal Comando Supremo, di costituire il Fronte clandestino militare e di estenderlo a tutta l’Italia occupata. Nello stesso tempo, gli venivano impartite le direttive cui doveva attenersi.

Il 10.12.1943 le Istruzioni venivano formalizzate dal maresciallo Giovanni Messe (v.), capo dello Stato Maggiore badogliano, attraverso il documento 333/OP « Direttive per

I organizzazione e la condotta della guerriglia ». Il documento, il cui testo si ritiene sia stato proposto dallo stesso Montezemolo, nel suo primo paragrafo diceva: « In Italia, terreno e popolazione poco si prestano alla guerriglia. Tuttavia, in obbedienza all’impegno del[...]

[...] nel garantire l’ordine pubblico al momento del trapasso di poteri dalle forze di occupazione tedesche a quelle alleate. Erano esclusi gli attacchi diretti contro i tedeschi e financo le iniziative contro i fascisti, quantunque questi già collaborassero attivamente con l’invasore, per non caratterizzare in senso politico le azioni che dovevano avere solo carattere strettamente militare. Data la grande differenza di concezione, non desta sorpresa il fatto

che tra i partiti del C.L.N. e i militari organizzati nel F.M.C.R. non fosse possibile giungere a un’intesa unitaria. Sorse subito una reciproca diffidenza che si tradusse in netta separazione operativa e aperta contrapposizione politica. Il F.M. C.R. non aderì al C.L.N. e (v. Comitato centrale di liberazione nazionale) solo in un caso sembra che la radio trasmittente da esso gestita abbia permesso alle formazioni partigiane “politiche” di ricevere un rifornimento aereo di armi e materiali.

Per scongiurare i pericoli derivanti da tale situazione, Ivanoe Bonomi, presidente del C.L.N. e vicino idealmente alle posizioni dei militari, cercò di far entrare il Montezemolo nella Giunta militare del Comitato, senza però riuscirvi.

Dopo la scomparsa di Montezemolo, arrestato con alcuni suoi collaboratori nel gennaio 1944, la situazion[...]

[...]za però riuscirvi.

Dopo la scomparsa di Montezemolo, arrestato con alcuni suoi collaboratori nel gennaio 1944, la situazione venne sanata con la nomina del generale Roberto Bencivenga (v.) a comandante civile e militare di Roma (22.3.1944), nomina decretata dal governo Badoglio, ma accettata con molte riserve dai membri del C.C.L.N..

Organizzazione e attività

Nonostante i suoi ben limitati impegni di lotta (ma forse proprio per questo), il Fronte clandestino militare della Resistenza romana potè compiere un massiccio reclutamento, sia di militari che di civi

li, ai quali d’altronde non si chiedeva che di “tenersi pronti” per il momento della Liberazione. Entrarono nelle sue file anche molti doppiogiochisti, che aderivano alle forze armate della Repubblica sociale qualificandosi “infiltrati”.

Nella Storia della Resistenza romana, di Enzo Piscitela, sono riferiti casi di questo tipo: un'intera “banda clandestina”, denominata Unione di S. Uberto e col legata anche al Vaticano, giurò fedeltà alla Repubblica sociale, adottando p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 76

Brano: [...]ca 50.000 morti.

La durezza e l’ampiezza dell’offensiva portoghese portarono a una battuta d’arresto dell'azione partigiana. Questa entrò in una fase di resistenza stabilizzata, tenendo alcune zone libere nel nord, ma perdendo per lungo tempo i suoi collegamenti con la città. Particolarmente colpito fu il M.P.L.A., i cui quadri vennero dispersi, e che fu pertanto costretto a riorganizzarsi all’estero, nella Repubblica Guineana e nel Ghana.

Il F.L.N.A. potè invece rafforzare le proprie posizioni, ospitato a Léopoldville, grazie all’appoggio e alle simpatie degli americani, assai interessati a una crisi della dominazione portoghese sull’Angola. Il conflitto tra i due movimenti si acuì, giungendo a una profonda rottura che pesò su tutta la successiva lotta di liberazione nazionale. La maggioranza delle nazioni africane indipendenti, pur cercando di ricomporre le divergenze tra i due movimenti, riconobbero come rappresentante del popolo angolano solo il F.L.N.A., costituitosi in governo provvisorio in esilio, e ciò contribuì ad indeboli[...]

[...] Léopoldville, grazie all’appoggio e alle simpatie degli americani, assai interessati a una crisi della dominazione portoghese sull’Angola. Il conflitto tra i due movimenti si acuì, giungendo a una profonda rottura che pesò su tutta la successiva lotta di liberazione nazionale. La maggioranza delle nazioni africane indipendenti, pur cercando di ricomporre le divergenze tra i due movimenti, riconobbero come rappresentante del popolo angolano solo il F.L.N.A., costituitosi in governo provvisorio in esilio, e ciò contribuì ad indebolire ulteriormente la lotta. Nel 1962, di fronte al ristagno dell’azione, il M.L.P.A. attraversò una grave crisi e subì gli effetti di una scissione, che portarono la sua ala destra a sostenere l'inevitabilità della dominazione neocoloniale e ad aderire al F.L.N.A., ormai sempre più schierato su posizioni filoamericane e sempre più propenso a trattative dirette con i portoghesi. Ma nell’agosto 1963, il mutamento della direzione politica nei CongoBrazzaviIIe,anch'esso confinante con I'Angola, cambiò radicalmente la[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Il F, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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